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llva. Vendola indagato per “Disastro ambientale”

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Vendola e Stefanò indagati per “Disastro ambientale” all’Ilva. Oltre 50 indagati. La rassegnazione di alcuni abitanti del quartiere Tamburi.

Fonte: Oltremedianews

C’è anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, tra gli indagati dell’inchiesta per disastro ambientale a carico dell’Ilva. Secondo quanto indicato negli atti dell’accusa nei mesi scorsi Vendola avrebbe tentato di ”far fuori” il dg di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, figura ‘sgradita’ all’azienda.L’avviso di chiusura delle indagini sull’Ilva è stato ricevuto anche dal sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, formalmente indagato dall’aprile scorso, quando fu firmata la proroga di 6 mesi dell’inchiesta ‘Ambiente svenduto’. Stefano è stato rieletto lo scorso anno a capo di una coalizione di centrosinistra: i magistrati ipotizzano nei suoi confronti il reato di abuso e omissioni in atti d’ufficio. Per l’accusa, non si sarebbe adoperato con le necessarie misure per tutelare la salute dei cittadini.

Gli indagati per disastro ambientale a carico dell’Ilva, a Taranto e nel resto d’Italia, sono oltre 50.
Il provvedimento, che riguarda dirigenti, funzionari e politici, è stato firmato dal procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, dal procuratore aggiunto, Pietro Argentino, e dai sostituti procuratori Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Remo Epifani e Raffaele Graziano. Quest’ultimo è titolare di due fascicoli d’inchiesta relativi ad incidenti mortali verificatisi all’Ilva di Taranto, fascicoli che sono stati inglobati nell’inchiesta-madre oggi chiusa. I reati contestati agli indagati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale all’avvelenamento di sostanze alimentari, all’emissione di sostanze inquinanti con violazione delle normative a tutela dell’ambiente.

In questo, che è “il momento di più grande turbamento, continuo a dare una straordinaria importanza all’inchiesta sull’Ilva” commenta Vendola. “La mia amministrazione ha provato a scoperchiare le pentole e a vedere dove nessuno aveva visto prima”.

Proprio in questi ultimi giorni, quindici operai dell’Ilva sono stati portati in infermeria dopo aver avvertito sintomi di intossicazione per aver inalato fumi che si sono sprigionati dalla Siviera di emergenza della Colata a caldo dell’Acciaieria 1, probabilmente a causa di un incendio.

Il coordinatore provinciale di Taranto dell’Usb (Unione sindacale di base) Francesco Rizzo ha giudicato ”grave l’atteggiamento di alcuni responsabili di reparto che hanno chiesto ai lavoratori di continuare a lavorare nonostante l’accaduto e senza aver effettuato le opportune verifiche”.

Ma a parlare sono alcuni abitanti del quartiere Tamburi: “Vuole la verità? Non siamo affatto sorprese. No, questa nuova tempesta che si sta abbattendo su Taranto è tutt’altro che sorprendente. È vero. Stavolta, ad essere finiti sotto la lente d’ingrandimento della magistratura non ci sono soltanto i padroni dell’Ilva e i loro uomini. Stavolta, ci sono anche Nichi Vendola e il sindaco Stefàno, oltre a tante alte personalità del mondo politico. Ma qui ce lo aspettavamo tutti che prima o poi la Procura avrebbe finito per coinvolgere anche i vertici di Comune e Regione Puglia”

“Qui non ne possiamo più di sentire parole e tanto meno promesse che vengono puntualmente disattese. Noi qui ai Tamburi siamo le vittime designate di questa tragedia. E siamo tutti arrabbiati, delusi. Perché siamo consapevoli dei rischi che corriamo e che corrono i nostri figli” – continua -”Sia chiaro, qui non si è arreso nessuno. Anzi. Noi continueremo a lottare. Lo faremo soprattutto per i nostri figli. E anche insieme ai nostri figli che, per quanto ancora bimbi, sono già sin troppo coscienti di quel che sta accadendo. Continueremo a lottare anche perché siamo convinti che un’alternativa a questa tragedia siano davvero possibile”.

A settembre, la Commissione europea ha aperto ufficialmente oggi una procedura d’infrazione contro l’Italia per il mancato controllo di emissioni tossiche dall’Ilva.

“In seguito a diverse denunce provenienti da cittadini e Ong, la Commissione ha accertato che l’Italia non garantisce che l’Ilva rispetti le prescrizioni dell’Ue relative alle emissioni industriali, con gravi conseguenze per la salute umana e l’ambiente.

L’Italia è inoltre inadempiente anche rispetto alla direttiva sulla responsabilità ambientale, che sancisce il principio ‘chi inquina paga”, ha scritto nel proprio comunicato la Commissione di Bruxelles.

Confidiamo sull’Europa – interviene un’altra signora – perché finalmente a Bruxelles e a Strasburgo si sono accorti di quel che accade a Taranto. Forse non accadrà domani, ma cominciamo a percepire che qualcosa si sta muovendo. Questo scempio non può durare in eterno. Il destino di questa città non può e non deve essere solo il siderurgico o la raffineriadell’Eni o la Cementir. Noi vogliamo credere che un futuro diverso, un futuro che abbia come presupposto la bonifica del territorio, sia possibile”.

  Nicola Gesualdo

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